Nacqui orfano
Al centro della Calabria, nel punto più stretto di quell’estremo lembo della Penisola che per primo fu chiamato Italia, a ridosso di un’amena collina tra il Roventino e i monti di Tiriolo, si trova Amato una ridente cittadina il cui nome racchiude una storia millenaria.
Nacqui in una casa di questa cittadina, perennemente inondata dal sole il 17 Novembre 1918.
La mia nascita, anzi la mia concezione, ha del misterioso.
Mio padre, Serafino Falvo, era militare in una caserma di Catanzaro.
Una notte, insieme con alcuni compagni, fuggi dalla caserma tornando a casa a piedi (15 km); e fu proprio durante quella notte di fuga, che io fui generato.
Ma non mi vide nascere.
Mori di spagnola (epidemia che nell’immediato dopo guerra imperversò in Europa, provocando milioni di vittime).
Fu cosi che nacqui orfano. Intorno alla mia culla non ci fu gioia.
Mia mamma chiamo mio prozio Alfonso dicendogli: “Portalo in Chiesa perché riceva il Battesimo e se il Signore se è preso il padre si prenda anche il figlio”.
Al Battesimo mi diedero tre nomi: quello di mio padre: Serafino, Poi Alfonso e Francesco come i miei zii.
Mia madre non fu entusiasta del primo nome in quanto era doloroso per lei ricordare il marito. Fino al Sacerdozio non mi chiamò mai con il primo nome, ma con il secondo, in dialetto “Frascuzzo”. Ma a parte il nome fui sempre il suo prediletto.
La fanciullezza
Credo che nacqui già sacerdote.
Infatti all’età di due anni costringevo mia madre, Maria, a portarmi in giro per il paese con una croce in mano. La gente che mi vedeva, rideva di commozione e tenerezza.
Mi portava con sè alla Messa domenicale che non perse mai.
Io guardavo il sacerdote durante la Messa e non so perchè mi attirava. Tornando a casa, quando mia madre non c’era, mi vestivo con il suo “scialle” per imitare la celebrazione della Messa: per Ostia usavo una fetta di patata.
Diventato più grandicello, ero sempre il capo dei miei compagni di gioco e, da futuro giramondo, amavo le passeggiate e gite, non stavo mai fermo addirittura mi feci costruire un carretto di legno e facevo l’autista mentre gli altri mi spingevano.
Ma nel contempo sentivo una grande attrattiva per andare ad assistere alle funzioni religiose della parrocchia.
Mia mamma mi portava in campagna, ma all’ora della funzione della sera, la lasciavo per correre in Chiesa percorrendo tre chilometri a piedi.
Ricordo che, con i miei compagni, facevamo a gara per prendere l’omerale e metterlo sulle spalle del Sacerdote. Io non ci riuscivo mai e , nel mio cuore, pregavo il Signore che qualche sera potessi essere solo; finalmente una sera, con mia grande gioia, fui solo a compiere quel gesto che per me significò l’inizio del mio rapporto con il parroco.
il Parroco, Don Francesco d’Amico, mi prese in simpatia e fu per me come un padre; mi incarico di formare una squadra di chierichetti, di cui ero sempre responsabile.
Mentre servivo la S.Messa sentivo sempre più la chiamata al Sacerdozio. In paese mi chiamavano “o previtiello” (il pretino) per il mio fervore religioso: era un preciso segnale di una autentica vocazione.
Il Seminario
Ormai il mio sogno era entrare in seminario. Mia mamma, pur essendo contenta di questa vocazione, mi diceva che non aveva il denaro per pagare la retta del Seminario, dovendo sfamare quattro orfani.
Cercava, quindi, di farmi apprendere un mestiere mandandomi dai sarti, falegnami ecc. Ma mentre suonavano le campane della funzione serale mi mettevo a piangere ed il principale mi mandava via dicendomi di non tornare più.
La mattina andavo a Messa anche per aiutare l’organista a tirare i mantici a soffio per guadagnarmi quattro soldi.
Negli accompagnamenti funebri portavo la croce ed il parroco mi dava otto soldi che mettevo nel mio salvadanaio. Non mi vergogno di dire che qualche volta mia mamma me li chiedeva per comprare il pane.
Ai sacerdoti che venivano in parrocchia a predicare in occasione delle feste patronati chiedevo di aiutarmi ad entrare in Seminario, ma tutti mi facevano delle belle promesse.
Il nuovo parroco della mia parrocchia non valutò sufficientemente la mia vocazione proponendomi di fare il suo sacrestano con un salario. Questa proposta fu per me come una spada che mi trafiggeva il cuore perché stroncava il mio più grande ideale.
Un giorno nella casa del Parroco, trovai il bollettino Salesiano, nel quale si parlava di un Istituto, dove si preparavano i futuri missionari. Scrissi al Direttore il quale mi rispose subito fissandomi la data dell’ingresso.
In questo Istituto la retta era minima: 30 lire mentre in Seminario chiedevano 150 lire. L’Istituto missionario salesiano si trovava a Gaeta e a quei tempi sembrava lontano come l’America. Nessuno poteva accompagnarmi all’Istituto; provvidenzialmente trovai il dottor Alfonsino Fiorentino che, essendo diretto a Roma, mi portò a Gaeta.
Lasciai la mamma molto triste; mi fece sapere dopo che per tre giorni non volle nè mangiare né dormire.
Era la prima volta che lasciavo la famiglia, mi sentii doppiamente orfano, ma il contatto con molti ragazzi che avevano la mia stessa vocazione e l’accoglienza gioiosa dei superiori Salesiani mi fecero abituare a quella nuova vita.
In quell’istituto frequentai i primi tre anni di ginnasio con un bravo professore salesiano, Don Zulli, che mi prese a cuore per il mio impegno nello studio: diventai il primo della classe. Godevo la stima e l’affetto dei superiori e dei compagni di scuola e tutti mi ritenevano un futuro ottimo salesiano.
Mi piace ricordare un episodio che una sera sconvolse l’Istituto. Mentre andavamo a letto, in fila per due, i primi della fila videro un topolino e, spaventati, cominciarono ad urlare. Noi, nelle file di dietro, non sapendo cosa stava succedendo, cominciammo a gridare e a fuggire fuori dall’Istituto. Le guardie del carcere militare, che stavano di fronte a noi, diedero l’allarme e arrivarono subito i pompieri e la polizia. Ci vollero delle ore per riportarci a casa. Si verificò quel famoso verso di Orazio:“Parturiuntur montes et nascitur ridiculus mus” (si spaccano i monti e ne nasce un ridicolo topolino). Anche se mi ero innammorato di Don Bosco, sentivo che la mia vocazione non era quella di andare missionario all’estero, ma di diventare un sacerdote diocesano con una parrocchia in Italia.
Il Direttore, Don Giacomo Vacca, alla notizia che gli avevo confidato, si era molto dispiaciuto, ma poi si rassegnò dicendo : “sarò contento se diventerai sacerdote anche se avevo sperato che saresti stato un ottimo salesiano”.
Lasciai l’Istituto con dispiacere e lo stupore di tutti i miei compagni e professori. Confidai questo proposito a mio fratello Antonio, il primo familiare che vidi dopo tre anni.
Egli, tornato a casa, s’interessò di parlare con il Vescovo di Lamezia Terme, Mons. Eugenio Giambro, il quale, anche per l’intervento di persone facoltose, mi accolse nel seminario di questa città, dove frequentai il 4° ginnasio. Notai subito la differenza tra la vita gioiosa e fraterna dell’istituto con la vita del seminario, seria e schematizzata.
Il 5° ginnasio lo frequentai nel seminario di Tropea, dove trovai un santo Rettore, Don Francesco Mottola di cui si è iniziata la causa di beatificazione. Fu un anno di grazia e di grande cammino spirituale, sotto la sua direzione. Egli aveva fondato gli “Oblati del Sacro Cuore” di cui anch’io feci parte come “piccolo oblato”. Fu proprio in quell’anno che la mia vocazione prese una svolta decisiva verso una spiritualità tutta cristo centrica.
Da Tropea andai nel Seminario Pontificio Pio Xl di Reggio Calabria retto dai padri Gesuiti, dove ho frequentato i tre anni del liceo classico, al termine dei quali fui inviato nel Seminario Regionale Pio X di Catanzaro per iniziare il corso di Teologia.
4 anni di teologia sotto il fuoco delle bombe
Ero contentissimo di essere vicino a casa, ma otto giorni dopo il mio ingresso in seminario un violento incendio lo ridusse in un cumulo di rovine. Persi tutto rimanendo con gli abiti che avevo addosso. Così, purtroppo, ci fecero ritornare nel seminario di Reggio Calabria, per iniziare il corso di teologia. Furono quattro anni difficili. Il 10 Giugno del 1939 l’Italia entrava in guerra insieme con la Germania contro la Francia e l’Inghilterra. Era scoppiata la seconda Guerra Mondiale!
Quasi ogni notte eravamo sotto i bombardamenti degli inglesi e degli americani; si mangiava poco e male. Passavamo le notti nei rifugi e ad ogni bomba che cadeva il padre spirituale ci dava l’assoluzione.
Una notte, un soldato tedesco ubriaco entrò in seminario con un mitra sparando all’impazzata. Il rettore telefonò subito al Comandante della Polizia il quale rispose: “Ci dispiace: non possiamo intervenire contro i Tedeschi”. Il soldato uccise il cameriere che cercava di persuaderlo ad uscire. L’indomani, alcuni ufficiali tedeschi vennero a chiedere scusa dell’accaduto e condannarono il soldato alla perdita dei diritti civili per sé e per la sua famiglia e lo mandarono in Africa a combattere in prima fila.
L’Arcivescovo di Reggio Calabria, Mons. Enrico Montalbetti, tornando da una visita pastorale, fu mitragliato da un aereo inglese che si era abbassato sulla sua macchina, I giornali italiani dissero che il governo inglese aveva deplorato questa barbara azione. Lo stesso giorno, Radio Londra, disse: “Il governo inglese non deplora nulla: siamo in guerra”. Un “6 maggio” che non potrò mai dimenticare, a Reggio morirono seimila persone! Il Rettore non potendo più trattenerci ci consigliò di tornare a casa quello stesso giorno. Così presi la mia poca roba e mi avviai alla stazione ferroviaria, ma non la trovai perché anch’essa era stata distrutta dalle bombe. I soldati tedeschi che facevano da padroni, ebbero compassione di noi e ci portarono con le camionette alla stazione di Villa 5. Giovanni, dove salii su un “treno bestiame” per tornare a casa. Non c’erano più seminari in Calabria; il Vescovo fu costretto, insieme ad altri seminaristi, a mandarci nel convento dei Cappuccini di Lamezia Terme per continuare il corso di teologia. I miei professori furono: P. Michelangelo e P. Alfonso che mi prepararono con eccezionale competenza teologica e mi trasmisero la loro elevata spiritualità. Ma dopo un anno si riaprì il seminario Pio Xl di Reggio Calabria. Ma come tornare a Reggio se le linee ferroviario del Tirreno erano state bombardate? Vi era soltanto la linea Ionica dove passava un treno ogni due giorni. Lo attesi due giorni e due notti ma quando finalmente arrivò sembrava un “grappolo umano” pieno, all’inverosimile, dentro e fuori di persone legate ai respingenti e alle maniglie. Come potevo salire su quel treno? Provvidenzialmente vi era, nella stazione di Catanzaro Lido, un soldato di guardia del mio paese, il quale, con il mitra in mano minacciava i passeggeri del treno, che non volevano aprire lo sportello. A seguito delle minacce aprirono soltanto il finestrino. Il soldato, Anania Gregorio, mi prese come un sacco e mi gettò dentro lo scompartimento. La guerra era finita e il sacerdozio s’avvicinava sempre di più. Durante i bombardamenti avevo detto al Signore Gesù : fammi celebrare soltanto una Messa e poi morire; ma il Signore rispose dicendomi: “Ne celebrerai tante e tante”.
L’Ordinazione Sacerdotale
Finalmente arrivò il fatidico giorno tanto atteso dell’ordinazione. Era il 15 luglio 1945!
Durante l’ultimo anno di teologia cantavamo un inno da noi stessi composto: “A te salute, a te ‘45, tu l’anno sei, per noi liberatore”.
lì Vescovo volle ordinarmi nella mia parrocchia di Amato, dov’ero stato battezzato e cresimato, sobbarcandosi ad un massacrante viaggio di cinque ore su di una carrozza. Fu un giorno di festa indimenticabile per i miei paesani! I giovani dell’Azione Cattolica avevano preparato degli archi con le coperte dalla mia casa alla chiesa.
La chiesa matrice, dedicata all’Immacolata ed al patrono S. Francesco di Paola, grande quasi come una basilica, non poté contenere tutta la folla che voleva assistere a quell‘evento straordinario, unico per quella parrocchia.
Ero fuori di me dalla gioia! Quando il Vescovo e i sacerdoti mi imposero le mani mi parve di vedere Gesù in persona che mi ripeteva: “Tu sei sacerdote in eterno secondo l’ordine di Melchisedek”. I miei familiari nonostante la scarsezza dei viveri, in quel dopo guerra, osarono invitare quasi tutti gli abitanti del paese ad un ricevimento tenuto in casa con la presenza del Vescovo e di altri sacerdoti. L’indomani, festa della Madonna del Carmelo,di cui i miei antenati erano molti devoti, celebrai, tremante, la “prima Messa” tra i canti, gli alleluja e una generale commozione del popolo. La prima Eucaristia, la diedi a mia mamma Maria. In quel momento non potei trattenere le lacrime per la commozione: mi parve di restituire alla mamma la vita che mi aveva dato.
E così nei giorni successivi la mia Messa era la continuazione della festa.
Il parroco, don Domenico Gervasi, mi lasciò la chiesa per un mese.
Un notabile del paese, Dott. Giuseppe Caligiuri, e sua moglie Enrichetta Ripamonti, si erano rammaricati di non aver potuto partecipare alla mia consacrazione per ragione di salute.
Il Vescovo, che era loro ospite, promise di farmi celebrare una Messa nella loro casa. Durante quella Messa ricevettero il sacramento della Confessione e della Comunione; pochi giorni dopo morirono entrambi in grazia di Dio e così celebrai i primi due funerali.
Intanto si riapriva il seminario di Lamezia e il mio Vescovo mi chiamò per insegnare ai seminaristi. Passai un anno come professore in seminario, al termine del quale lo stesso Vescovo mi chiamò un giorno e mi disse: “il parroco di Miglierina (una località a due chilometri da Amato) ha chiesto di andarsene perché ormai anziano, perciò dato che sei di Amato vai a sostituirlo finché non trovo un altro sacerdote”. Così sono andato a Miglierina, dove trovai delle difficoltà per la mia poca esperienza di parroco. La popolazione, che già mi conosceva da seminarista, mi accolse con gioia e io diedi loro tutto il mio ardore giovanile. Trovai validi e preziosi collaboratori con i quali formai i quattro gruppi dell’Azione Cattolica che furono considerati dai Superiori come i migliori della Diocesi. Aprii anche una sala parrocchiale, tanto rara a quei tempi dove si facevano anche delle rappresentazioni sacre e perfino un cinema parrocchiale, forse il primo in Calabria. Vi rimasi non pochi mesi, ma undici anni! Quando la parrocchia fu tutta trasformata il Vescovo me ne diede in premio una più grande, al centro di Lamezia Terme, una parrocchia di 12.000 abitanti, dedicata alla Madonna del Rosario in 5. Domenico.
Lasciai Miglierina tra il pianto generale. A Lamezia Terme ricominciai a costruire e a formare le Organizzazioni Cattoliche e a costituire anche i famosi “Crociati” con le smaglianti divise che assistevano alle funzioni religiose e accompagnavano le processioni. Ma dopo nove anni il Vescovo mi disse che doveva dare la parrocchia ai Frati Minimi di S. Francesco di Paola, adducendo a motivo che io da solo non potevo farcela. Fu allora che col pianto nel cuore lasciai la parrocchia e la famiglia e chiesi di andare all’estero come Cappellano degli Emigranti in Inghilterra.
PARROCO DEL MONDO
La Missione
Vattene dal tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre, verso il paese che Io ti indicherò “ (Gen. 12, I).
Don Serafino parte dall’Italia nei 1968. Fu destinato alla missione italiana di Bristol nel Somerset in Inghilterra come Cappellano degli Emigranti.
Qui inizia il suo cammino di Parroco del mondo. Il suo soggiorno inglese dura circa tre anni. Ma qui non conoscendo ancora la lingua inglese e trovandosi in mezzo ad un popolo di diversa cultura e mentalità sente un po’ la nostalgia del suo paese e anche degli “spaghetti”.
Un giorno trovandosi sopra un pulman a Londra egli si lamentava con il Signore per averlo mandato fuori dalla sua terra. Ma il Signore gli disse: “guarda cosa c’è scritto davanti all’autista:
– “Don’t talk to the driver” – (non parlare all’autista). Pochi giorni dopo in un mercatino di Bristol posò gli occhi su un quadretto su cui era scritto : “Trust on the Lord and wait patientely on Him” (confida nel Signore e aspettalo con pazienza)”.
Il nostro caro sacerdote continua dicendo: “Quelle parole erano troppo chiare e così mi affidai a quelle promesse. Difatti qualche settimana dopo fui invitato dal Direttore dei Cappellani degli Emigranti ad andare in America nel mare dei Caraibi come Cappellano di Bordo sulla nave crociera “Flavia” della Compagnia Costa di Genova. Dopo due anni fui invitato a svolgere il mio apostolato sulla nave norvegese Skyward della Compagnia Norvegean Caribean Line.
La mia vita cambiò totalmente. Ero un ufficiale riverito, stimato e, umanamente parlando, anche soddisfatto. Ma sentivo che il benessere della vita facile non mi bastava. Avevo tutto, ma l’ideale sacerdotale era diventato una specie di routine. Fu allora che il Signore mi aprì il cuore e la mente a nuovi orizzonti incontrando il Rinnovamento Carismatico”.
L’INCONTRO CON IL RINNOVAMENTO CARISMATICO
La nuova Pentecoste
Io sono venuto a portare il fuoco sulla terra; come vorrei che fosse già acceso (Lc. 12,49).
Lasciamo la parola a Don Serafino. Durante una crociera sulla nave Flavia, un anziana signora mi chiese se conoscevo il Rinnovamento Carismatico. Le risposi di no e che non avevo interesse a conoscerlo. Lei non si scoraggiò e sbarcata a Miami pregò il sacerdote carismatico, molto noto in America, Padre Giorgio Del Prizio, di venirmi a trovare. Nell’incontro con lui mi persuasi ad aprirmi a questa nuova realtà.
Mentre egli pregava ho sentito scendere su di me una pioggia purificatrice e mi sentii leggero come se volassi.
Gli chiesi cosa mi stava succedendo, il padre mi rispose: “Questo è il Battesimo nello Spirito”. Io replicai: “Che cos’è il Battesimo nello Spirito?” Egli mi rispose: “Ora te lo godi poi lo capirai La nave ripartì per una nuova crociera ma durante quella settimana ero pazzo dalla gioia. Correvo dalla Cabina alla Cappella cantando e ridendo. Gli ufficiali che mi incontravano mi chiedevano cosa mi era successo. Rispondevo: “Non lo so, sono allegro!”.
Per me fu come iniziare un nuovo sacerdozio, una nuova vita, ritrovando l’energia e l’entusiasmo di una seconda giovinezza”.
Ma venne la prova
Dopo un breve periodo di euforia spirituale esaltante, il nemico venne a tentarmi. Mi diceva:
“Tu non ricordi il tuo passato? Non si può cancellare il passato! E meglio che ritorni alla vita di prima”. Avevo perso la gioia. Una sera in cappella, chiesi al Signore se tutto quell’entusiasmo era stata solo un’illusione. Chiesi una risposta alla Parola di Dio, lì Signore Gesù mi rispose con le parole della 20 Cor 15,17: “Se uno è in Cristo egli è una creatura nuova; l’uomo vecchio è sparito, ecco è nato il nuovo”.
Mi ritornò la gioia e l’entusiasmo di prima. Dopo qualche giorno arrivò la seconda tentazione. lì nemico mi diceva: “Si, va bene. Anche se l’uomo vecchio è sparito ed è nato il nuovo, prima o poi ti stancherai di questa “cosi detta” nuova vita”. Ritornò il buio nella mente ed il freddo nel cuore. Ritornai in cappella e ancora una volta chiesi al Signore Gesù di rispondermi. Mi rispose con FU 1,7: “Io confido che Colui che ha iniziato in voi un buon lavoro lo porterà a termine fino al giorno di Cristo Gesù”. E così vinsi la seconda tentazione e il nemico mi lasciò.
La riscoperta dei valori della nuova pentecoste
Don Serafino nell’incontro con il Rinnovamento Carismatico fu colpito dal profondo messaggio mistico; era la riscoperta dei valori della Nuova Pentecoste e del nostro battesimo, ossia l’azione dello Spirito Santo nella nostra vita con i suoi Carismi e i suoi Doni. Significava tornare a vivere la fede dei primi cristiani. Don Serafino continua: “Mi sono riconosciuto in questi principi e ho avuto la sensazione di aver trovata la strada giusta per mettere in opera concretamente la mia missione pastorale. Col tempo poi ho avuto coscienza di poter mettere in atto l’annuncio di Gesù di poter contribuire a guarire chi soffriva nel corpo e nello spirito con la preghiera e con la benedicente imposizioni delle mani.
Ho partecipato per la prima volta ad un Convegno Carismatico a Sout Bend Indiana in uno stadio gremito da 25.000 persone. Vedendo quelle mani alzate e quei canti travolgenti, compresi quelli in lingue, mi sentii come schiacciato dalla potenza dello Spirito Santo.
Sull’aereo, ritornando a Miami, incontrai il Vescovo delle Bahamas che mi chiese notizie del Convegno. Io gli risposi: “Per me non fu un Convegno, mi parve di vedere e di sentire il fuoco della Nuova Pentecoste”.
La predicazione, la preghiera, la Messa e l’amore fraterno ebbero un nuovo significato nella mia vita.
A bordo, oltre che la 5. Messa per i cattolici, ero autorizzato a celebrare il Servizio per i Protestanti e gli Ebrei. I Protestanti, in particolare, restavano sorpresi della mia predicazione entusiasta per un Gesù Vivo e per la potenza dello Spirito Santo. Tutto l’equipaggio, dal Capitano all’ultimo marinaio, notarono i miei cambiamenti e i turisti lasciavano per iscritto il loro entusiasmo per le mie prediche. Quasi durante ogni crociera incontravo dei carismatici con i quali ci univamo per lodare il Signore Gesù. In uno di questi “meeting” una signora mi fece una eccezionale profezia di cui ne ho visto l’attuazione negli anni futuri. Gesù mi annunziò con chiarezza la mia Missione. Questa è la sintesi: free my people (libera il mio popolo)”..use my Name (usa il mio Nome)”“. …there is power in my Name (vi è potenza nel mio Nome)” bind my enemy (lega e combatti il mio nemico)”.
Rimasi attonito al sentire come Gesù mi parlava direttamente attraverso tali parole che erano un comando vero e proprio!
In conseguenza di questo programma lo Spirito Santo mi ha usato per fondare gruppi carismatici in parecchie Isole del Mare dei Caraibi, come: Puerto Rico, Isole Vergini, Santo Domingo, Bahamas e Miami e vedevo dovunque lo Spirito di Dio che aleggiava sulle acque (Gn 1,2). A 5. Thomas, nelle Isole Vergini, celebravo ogni giovedì una messa nella Cattedrale frequentata da migliaia di persone.
Un giorno invitai ad una mia Celebrazione un giovane farmacista, il quale da indifferente diventò talmente entusiasta di Gesù che decise di entrare in seminario per diventare sacerdote. Dopo dieci anni, tornato a 5. Thomas, lo trovai parroco di una parrocchia.
Ma la sorpresa più grande l’ho avuta quando l’anno scorso egli, con una sua lettera, mi comunicava di essere diventato Vescovo delle Isole Vergini. Lo Spirito Santo aveva davvero aleggiato sulle acque!
Non mi ero mai sognato di scrivere libri, ma lo Spirito Santo mi mise dentro una forza irresistibile di mettere per iscritto la mia esperienza. La profezia diceva chiaro che questi libri erano destinati al popolo della mia terra.
La materia da scrivere riguardava il Rinnovamento carismatico e, cosa strana per il mio carattere inquieto, Gesù mi “inchiodò” sulla sedia della mia cabina e non avevo voglia di uscire. Scrissi così: “L’ora dello Spirito Santo”, “Il Risveglio dei Carismi~~ e “Lo Spirito ci rivela Gesù”. Furono i primi del genere, che invasero l’Italia in pochi mesi, e ancora si continuano a stampare”.
Don Serafino parlaci di come è nato il Rinnovamento Carismatico Cattolico: “Nel 1967 lo Spirito Santo scosse la Chiesa con questo fenomeno misterioso, mai previsto, mai programmato. In America, il Cardinale Suenens, commentava ciò che stava accadendo con queste parole: “Questa è una sorpresa per la Chiesa”. Papa Giovanni XXIII, in apertura del Concilio Vaticano IL, aveva detto: “Spirito Santo rinnova le tue meraviglie come una Nuova Pentecoste” e lo Spirito Santo ascoltò queste parole.
li Rinnovamento Carismatico dilagò in tutto il mondo in pochissimo tempo, senza programmazioni, senza cultura, teologia, ecc., in quanto lo Spirito Santo è un fuoco che brucia anche gli elementi più duri.
Lo Spirito Santo ha scosso tante coscienze, ha sorpreso la Chiesa e agisce oggi in tutto il mondo come ai tempi degli Apostoli, i quali rimasti smarriti, dissero a Gesù: “Te ne vai, ma il Regno di Dio dov’è?”. Questo rispecchia la nostra mentalità chiusa perché anche noi oggi chiediamo a Gesù: “Quando verrà il Tuo Regno?”.
Gesù risponde come allora: “Non tocca a voi sapere quando; andate nel Cenacolo e aspettate che venga Colui che vi dirà tutto”. Dopo il Concilio Vaticano IL, vi era grande confusione nella Chiesa e lo Spirito Santo venne con questo fenomeno a scuotere le coscienze. Si estese in pochissimo tempo e in tutto il mondo. Il Rinnovamento diventò una spiritualità tutta propria affidata alle persone e da qui nacquero varie espressioni del Rinnovamento Carismatico. Per esempio, in America, e in altre nazioni, sono nate varie espressioni, ognuna con una finalità specifica, ma tutte concordi nell’attualizzazione della Nuova Pentecoste nella Chiesa.
Dopo nove anni di navigazione il Signore mi disse che dovevo tornare nella “terra dei miei padri” per andare sempre in giro ad annunziare la Sua Parola e le meraviglie che voleva operare lo Spirito Santo per mezzo dei suoi Carismi.
Ritornato in Italia sono andato in giro per trovare una casa o una chiesa dove iniziare questa nuova missione.
In uno dei primi incontri tenutosi con poche persone in una chiesa di Roma avvenne un fatto straordinario. Un signore mentre veniva a prendere la moglie, vide sulla chiesa delle fiamme che si alzavano dal tetto. Era il segnale che lo Spirito Santo dava al nascente Rinnovamento Carismatico Cattolico Italiano.
Già, quando lasciai la nave, in un incontro di saluto, tenutosi a Miami (Florida), un fratello carismatico vide l’Italia coperta di cenere, sulla quale passeggiava una bestia mostruosa “rossa”. Questa, piano piano, diventò gialla e poi cadde a terra come morta. In quel momento si sollevò un forte vento che spazzò via la cenere e da sotto la cenere spuntarono grandi fiamme.
Ero anche invitato a predicare in alcuni città dell’Europa.
Alla B.B.C. di Londra, l’intervistatrice mi chiese: “Perchè, voi con questi movimenti, volete andare al di là di quello che è il cristiano normale?”. Io le risposi: “Non solo non andiamo al di là di quello che lei chiama il cristiano normale, ma vogliamo recuperare quello che il cristiano normale ha lasciato per strada in 2000 anni”. Lei mi interruppe: “Che cosa abbiamo lasciato per strada?” Io risposi: “I valori della Pentecoste, e in particolare, i doni dello Spirito Santo”.
Il mio apostolato in Italia
Nella profezia di cui sopra, Gesù mi aveva detto: “Dopo che avrai scritto i miei libri, ritornerai alla “terra dei tuoi padri” e andrai dovunque a predicare nel mio Nome”.
Giravo per l’Italia in cerca di una casa dove piazzare “le mie tende” però questa ricerca risultava sempre vana.
Chiesi al Signore il perché di tutto questo ed ecco che Egli mi apparve con una casa in mano dicendomi: “Quando smetterai di cercare con ansia te la donerò Io”.
Quasi inaspettatamente fui chiamato dal Vescovo di Fiesole Mons. Luciano Giovannetti che mi offriva il Santuario della Madonna delle Grazie al Sasso. Così ho iniziato in un Santuario dedicato alla “Madonna del Vangelo” la mia missione carismatica in Italia. Una coincidenza misteriosa con la mia chiamata all’evangelizzazione. Qui nacque la mia prima Comunità Carismatica italiana, chiamata “Comunità Gesù Amore”. Già, durante i sei anni della mia permanenza in quel luogo sacro sentivo sempre più la potenza dello Spirito Santo che mi usava per operare conversioni e guarigioni. In questo Santuario ho tenuto molti ritiri e convegni, a cui partecipavano persone che venivano da tutta l’Italia e dall’Estero, durante uno dei quali un fedele disse al microfono queste parole: “Sono venuto qui dove ho perso un Dio ed ho ritrovato un Padre”. Ma la folla aumentava sempre più e i locali non erano più sufficienti.
Un giorno, al termine della celebrazione di una S. Messa a Rimini, dissi ai fedeli: “Se qualcuno di voi ha i milioni e vuole portarseli in paradiso li investa per un’opera che darà gloria a Dio, cioè, trovi una casa per svolgere la missione affidatami dallo Spirito Santo”. Venne un signore dicendomi di potermi aiutare ma ad una condizione: che io pregassi per il figlio ammalato. lo pregai sul figlio ed il Signore lo guari. Il padre mi dette in uso una casa nel Comune di Pelago, provincia di Firenze, dove attualmente continuo la mia missione; in questa casa, otto anni fa, cominciammo degli incontri di preghiera con circa cento persone, poi il salone dove si celebrava la S. Messa divenne piccolo e così “piazzammo” un tendone. Nella situazione attuale i tendoni sono due e ancora non sono pienamente sufficienti. Qui vengono settimanalmente da 3.000 a 4.000 persone da tutta Italia e anche dall’estero per partecipare a tre Messe carismatiche con preghiere di guarigione durante le quali Gesù ha operato e continua ad operare tante conversioni e anche tante guarigioni nel corpo e nello spirito. Inoltre, quasi tutte le domeniche dell’anno, insieme con alcuni membri della mia Comunità, dietro invito dei parroci e con il null’osta del Vescovo del luogo, andiamo in varie città dal sud al nord Italia per portare la parola di Dio a decine di migliaia di persone.
E come per gli Apostoli, il Signore Gesù conferma sempre la nostra predicazione con le “guarigioni, miracoli e prodigi” (Mc. 16, 20).
Agli inizi della mia missione in Italia, un santo sacerdote, Mons. Giulio Penitenti mi predisse che io sarei stato parroco del mondo. Ed ora questa profezia si sta confermando.
Infatti, il Signore Gesù mi ha chiamato e continua a chiamarmi anche in paesi fuori dell’Europa, come in Canada, Australia, Cina Nazionalista e ultimamente in Colombia dove ho predicato, in un ritiro, a 60 sacerdoti e 80 seminaristi teologi.
A questi ultimi ricordo che ho detto: gli Apostoli erano dodici e nessuno di loro era teologo eppure cambiarono il mondo da pagano in cristiano. Lo cambiarono non con la loro dottrina ma con la potenza dello Spirito Santo ricevuto nel Cenacolo di Pentecoste. Voi siete ottanta, prima di tentare di convertire le anime dovete passare tra le fiamme del Cenacolo per poter convertire la vostra Nazione.
Inoltre ho tenuto ritiri e convegni a migliaia di persone. Anche qui lo Spirito Santo ha operato moltissime conversioni e guarigioni tra cui un cieco che ha recuperato la vista, un muto che ha parlato, una ragazza paralizzata che si trovava a letto nella sua casa è guarita assistendo alla S. Messa trasmessa per televisione. Sono lieto di concludere questa conversazione con il messaggio che un Vescovo della Colombia, Mons. Ugo Puccini, ha mandato alla mia Comunità, dicendo: “Alla Comunità Gesù Amore. Siamo lieti di avere con noi Don Serafino Falvo che ha fatto molto bene a Barranquilla e oggi ci ha fatto una bella visita a Santa Marta. Tutte le mie benedizioni”. + Ugo Puccini. Un’ennesima conferma che siamo con la Chiesa. A Gesù solo l’onore e la gloria!
“….L’anima mia magnifica il Signore perché grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente ( Lc. 6, 46 ; 49).
Ha partecipato a diverse trasmissioni televisive
“Vivere e convivere” su Italia 7
“Medicina a confronto” su Rete 4
“Catechesi” a Radio Mater
“Tempi moderni” su Italia1
“trasmissione con Funari” su Canale5
L’Autore ha formato diverse comunità “Gesù Amore” in Italia e all’Estero (S. Domingo, Isole Vergini e New York).
Ha diretto la Casa di Preghiera “Gesù Amore” a Pelago (Firenze), dove si tengono S. Messe di guarigioni due volte la settimana: il giovedì e il sabato, ritiri spirituali e corsi per ricevere il Battesimo nello Spirito Santo .
Ha fondato l’Associazione “Gesù Divino Amore” regolarmente riconosciuta con Decreto del Vescovo della Diocesi di Fiesole (Firenze) del 24.6.1997 ; Associazione benedetta dalla C. E. I., dal Card. di Firenze e dal Card. di Milano.